GENTE CHE SI PARLA
Lunedì 27 Novembre 2006
NUMERO 2
a PARMA in strada Imbriani, viale dei Mille, strada Bixio, strada D'Azeglio.
"L'importante è parlarci.
Ricominciare e continuare.
È già un buon inizio per cambiare molte cose.
Tutte e tutti possono collaborare, anzi è molto gradito."
Raccolta di notizie, opinioni, emozioni in strada.
A cura di NICO dell'associazione migrAzioni.
copertina: l'albero della vita di Klimt (rivisitazione)
Chiedo scusa per l'informazione che ho dato. Non parto più per Londra.
Purtroppo l'ambasciata inglese non ha riconosciuto il mio passaporto iracheno.
Ho un sacco di clienti arabi, bravissimi, che pagano, anche a rate. Non bisogna generalizzare.
Nonostante che il quartiere stia cambiando io mi trovo bene, ho socializzato con tutti i negozianti qua attorno. Siamo una famiglia.
Voglio tornare in Sardegna, nalla mia terra. Cosa facciamo qua noi migranti?
Torniamo a casa nostra!
Non mi piace quello che ha scritto Boschi.
È un denigrare chi mangia carne.
Devo dire a quei "coglioni" che mi strappano gli addobbi di Natale, che anche quest'anno saranno pronti dal 2 di Dicembre.
Se vuoi un'amica... comportati d'amico! Si vuò n'amico tè cumpurtà da cumpagna (lingua di Napoli).
"Vent'anni d'italiano una vita da immigrato".
Sabatino scrittore argentino.
Sono qui da più di 15 anni, non sono quello che dovrei essere, neanche quello che ho intenzione di essere, però non sono quello che ero prima, chi sono...?
Quando ho avuto bisogno di un trasloco, l'unica persona nella via che si è offerta di aiutarmi è stato Kalid, un ragazzo arabo perchè le donne non devono fare certi lavori.
Le luminarie di Natale per me sono soldi buttati.
Sono uno specchietto per le allodole che oramai non attira più nessuno, un effetto folcloristico non commerciale.
Poi sono cose a cui dovrebbe provvedere il comune, come in tutta la città.
È più bello sapere se è una donna o un uomo che parla.
Mi sento bene dove abito perchè tutti i vicini sono buonissime persone, anche gli stranieri.
Trattano bene, salutano bene, come membri di famiglia.
Gli uomini che pensano in circolo hanno le idee curve, perciò credo che questa forma di comunicazione sia più immediata e comprensibile.
Transito normalmente nel quartiere.
Mi sorprendono coloro che fino a pochi anni or sono erano "gli ultimi" e hanno invece atteggiamenti arroganti verso coloro che oggi sono "ultimi".
Lui: -"bisogna imparare a non avere paura degli altri e delle altre".
Lei: -"non bisogna avere paura di aver paura. Ero prima molto dogmatica, poi è morto mio padre, ho cambiato città due volte, da sola, e adesso la paura mi fa meno paura.
Poi ora mio figlio Tito ci fa le grandi domande e devi rispondere in modo abbastanza morbido".
Nei week-end in città. Dalla bassa risalgo. E sono a casa di amici.
È l'incontro. Si vive insieme senza formalità (ci provo). Voglio parlare e scoprire che ci sono cose a cui non avevo pensato. Siamo amici e non siamo vaccinati... ci vogliamo influenzare!
Io non sono brava a dire i miei pensieri.
Ho piena la testa, ma non mi escono.
Erano belle le piazzette (Matteotti) 30 anni fa, in bicicletta!
Gli ho detto: -"metti un po' di varechina lì davanti".
Come si fa a venire a mangiare una pizza da voi, io non avrei igiene.
Un giorno in via Imbriani è entrata una Mercedes dell'amministrazione provinciale.
GLi ho detto: -"come mai voi siete entrati contro-mano?".
Lui: -"perchè siamo in servizio".
Mi sono avvicinata e ho detto: -"questa cosa a me non sta bene!", e gli giravo il dito sotto gli occhi.
Lui è entrato a prendere il caffè senza dirmi niente, non ha aperto bocca.
Manca gente che viva i borghi la notte.
A mio avviso nel frontespizio del giornale va spiegato che si tratta di una raccolta di libere opinioni.
Ieri alla scuola materna di mio figlio Giona in borgo Parente, una mamma indonesiana spiegava che il rispetto passa attraverso il nominarsi e chiamarsi.
Mi è piaciuta questa cosa perchè penso di aver perso questo rispetto attraverso il nome.
Gente che si parla è molto importante e vuole essere uno "strumento" di conoscenza fra le persone che vivono all'interno di un quartiere; il trascrivere tali pensieri spero possa servire soprattutto a fare in modo che la gente si ascolti.
Abitavo un tempo in via Don Minzoni.
Io non ho mai avuto problemi a muovermi nel quartiere, nemmeno i miei familiari.
Perciò mi sembra strano che qualcuna ha questo tipo di problemi.
Per una donna sarà diverso?
Nella mia casa vivono due donne straniere; sono gentilissime, brave.
Una si è sposata sabato in comune.
Le ho fatto tanti auguri.
A me piacerebbe che ci fossero le panchine nel mio borgo per potermi fermare a chiacchierare con le amiche e gli amici.
Ultimo aggiornamento (Lunedì 14 Dicembre 2009 01:33)