Gente che si parla 14GENTE CHE SI PARLA
Dicembre 2008
NUMERO 14 - SPECIALE CONVIVENZE

a PARMA in strada Imbriani, viale dei Mille, strada Bixio, strada D'Azeglio.

"L'importante è parlarci.
Ricominciare e continuare.
È già un buon inizio per cambiare molte cose.
Tutte e tutti possono collaborare, anzi è molto gradito."



Raccolta di notizie, opinioni, emozioni in strada.
A cura di NICO dell'associazione migrAzioni.

copertina: l'albero della vita di Klimt (rivisitazione)





Presentazione

I have to thank every body in our community especially those who contributed so much in the publication of our new jornal. This is the first time in the city of Parma where people of different colour race and religios back ground unite to brake racial differences that exist between them.
This new jornal will wipe away ignorance and prejudice that always bring hatred among people.
Once again i thank you and God bless us.

Dr. Bukola Ojamomi.

 

Io devo ringraziare tutte le persone di questo gruppo specialmente quelle che hanno contribuito alla pubblicazione di questo numero speciale del nostro piccolo giornale di quartiere “Gente che si Parla” .Questa è la prima volta nella nostra città che persone di profonde differenze di colore, razza e religione si trovano unite per frenare il razzismo che esiste fra di loro. Questo numero speciale vorrebbe spazzar via ignoranza e pregiudizio che sempre portano odio tra le persone. Ancora io vi ringrazio e che Dio ci benedica.

Dott. Bukola Ojamomi.

 

Il razzismo è come una malattia, è dentro la testa delle persone… Occorre cambiare la mentalità così come è successo in America. Voi Italiani avete bisogno di noi perché alcuni lavori non volete più farli però ci rimproverate che fatti un pò’ di soldi ritorniamo nei nostri paesi. Allora cosa desiderate? Io credo che la soluzione sia confronto e esperienze comuni così come le sto vivendo io, da quando vi ho conosciuto (associazione): io imparo delle cose da voi e voi da me altre, così si cresce.

Jean Jores.

 

Al rasizom l’è cme ’na malatia, l’è dentor int la testa dil parsònni... Bizòggna cambiär la mentalitè c’me è suces in America.VoJätor italian a ghì ’d bizòggna äd noJätor parchè sert lavor an vrì pu färie però a s’ brävì parchè, fat un po’ ’d sold, a tornämme indrè int i nostor paez. Alora co’ vriv? Mi a ’crèdd che la solusjon la sia confront e esperiensi äd tutti cme son adrè vivdrie mi, da quand a v’ho conosù (asociasión): mi impär dill Cozi da vojätor e vojätor da mi ältri cozi, acsì a se crèsse.

Trad. Ing Botti.

 


Scuola di Quartiere. Dite a tutte e a tutti i migranti di venire in borgo Parente. Imparare la lingua italiana è un dovere, una necessità, un diritto, amicizia e anche una forma di amore per l’Italia e fra di noi.


Abito in Borgo Parente, adesso la situazione è migliorata, non siamo abituati ancora a convivere con persone di culture diverse. Ci vorrà del tempo e rispetto da entrambi le parti. Non è una questione di pelle, infatti chiamiamo il 112 anche se sono gli italiani a disturbare di notte.

Leo.

 

Abito in via D’Azeglio. Erano anni che non mi interessavo di problemi sociali, è importante che in un quartiere si faccia conoscenza per proporre dei cambiamenti. Non credo che sia una questione di “tempo” imparare a rispettare chi è diverso, ma di “educazione”.

Speranza.

 

Mi piacerebbe che dessimo un segnale al Quartiere e alla città che qui si vive bene. Partecipiamo tutti insieme alle manifestazioni per i diritti dei migranti, organizzate dalle varie associazioni e sindacati, facendo per esempio uno striscione. Abbiamo individuato il testo: “Oltretorrente laboratorio di convivenze oggi per un domani”.

Cristina.

 


CINEQUA’ rtiere. culture convivenze immaginazione in borgo Parente . Film ogni lunedi ore 21:00.


L’attività di Felicia è così e non cambierà, esprime la cultura africana. Noi dobbiamo imparare la Vostra cultura ma voi provate a guardare la nostra e a prendere qualcosa….In altri paesi (Giappone, Germania ect) non è così, ci sono tanti negozi diversi che lavorano senza problemi. Questo è un bel negozio africano per me. Occorre rispettarci se vogliamo convivere civilmente. Se volete posso insegnarvi delle cose, così come mia moglie ha imparato a cucinare i vostri cibi. Potremmo la prossima volta preparare un piatto africano al nostro incontro….e gustarlo insieme.

Bukola.

 

Propongo che questa nostra iniziativa non rimanga qui ma che esca…. Pensiamo ad esempio di occupare le piazzette che ci sono nel quartiere con banchetti o altro e coinvolgere le persone che vi abitano.

Angela.

 

Vivo in piazzale Bertozzi dal 92, insegno Sociologia all’Università. Secondo me occorre andare alla radice del pregiudizio. Se una persona fa la pipì su una macchina c’è qualcosa che non va in quella società. Quello che mi infastidisce è la mancanza della società nell’affrontare certe problematiche. Propongo di vivere di più con i migranti, andiamo a spendere nei loro negozi. Dobbiamo evitare che chiudano e non solo quello di Felicia. Andiamo a fare il prossimo incontro da Felicia.

Alessandro.

 

Abito in Borgo Parente, giro di notte e non mi è mai successo niente.

Alberta (volontaria al Centro Antiviolenza delle Donne).

 

Sono pachistano e convivo con un italiano da un anno; le difficoltà ci sono ma stiamo imparando a parlarci.

Alì.

 

Sono un comandante dei vigili urbani in pensione, ora difensore civico. Mi sono sempre trovato bene in Borgo Parente non ho notato differenze tra persone di colore e non. Io dico di partire dal cuore cioè amare il nostro quartiere e le persone che ci abitano. Se al mattino, uscendo, trovo una bottiglia vuota sul marciapiede, io la raccolgo e la metto nel raccoglitore adatto così evito a qualcun altro di farsi male.

Luigi Bellaveglia.

 

Sono qui in Borgo Parente per lavorare e sostenere la mia famiglia con il negozio, non voglio andare a prostituirmi. Ci sono alcune persone che mi disturbano nel quartiere. Mi parlano dietro, ricevo ingiurie e mi mandano la polizia… mi hanno provocato problemi al cuore.

Felicia (Africa Market).

 

Ho assistito ad una sola rissa da quando vivo qui ma non significa che tutti gli immigrati sono violenti. A me non è mai successo niente anche se ho tanti amici migranti.

Claudio.

 

Non riesco a capire perché se qualcuno beve lì fuori dal negozio “Africa Market” in borgo Parente, qualcuno chiama la questura perché disturbano. Quei ragazzi africani vogliono solo divertirsi un po’ dopo una giornata di lavoro: che male c’è se non disturbano? Se invece sono Italiani nessuno dice niente. Dobbiamo imparare che 4 0 5 africani insieme non fanno male a nessuno e smettere di chiamare in questura per il negozio di Felicia che è regolare e rispettoso delle leggi! Invece sono preoccupato e mi dà fastidio che in questo quartiere tanti negozi stanno chiudendo perché non c’è movimento. Fino a 2 settimane fa non credevo che un incontro così fosse possibile.. sederci intorno ad un tavolo migranti e italiani per parlare.

Angela

 

Propongo che questa nostra iniziativa non rimanga qui ma che esca…. Pensiamo ad esempio di occupare le piazzette che ci sono nel quartiere con banchetti o altro e coinvolgere le persone che vi abitano.

Dr. Bukola Ojamomi.

 

Vivo qui in Oltretorrente e rappresento la Circoscrizione. Il quartiere è accogliente, anche se è cambiata la popolazione che vi abita. 20 anni fa c’erano i meridionali che piano piano si sono inseriti e si sono fatti conoscere. Ora ci sono persone di culture diverse e ciò rende difficile la convivenza perché i parmigiani non conoscono le abitudini degli altri e per di più vogliono conservare le proprie. Ad esempio per un parmigiano “l’immagine“ è fondamentale: ecco che cerca di vestire sempre bene e anche l’Amministrazione comunale cura molto l’aspetto delle strade e interviene spesso sull’urbanistica. Un parmigiano non accetta facilmente la presenza nel quartiere di negozi diversi da quelli parmigiani, con vetrine poco appariscenti come invece ci sono ad esempio in centro. Mi piace la vostra iniziativa e sono convinto anch’io che occorre coinvolgere direttamente le persone. La scuola d’italiano del quartiere è una bellissima idea, molto ambiziosa. Possiamo fare un progetto e presentarlo a chi da i finanziamenti; non possiamo però trasgredire le regole. Pensiamoci e se ci accorgiamo di dover superare molte difficoltà… mettiamo da parte l’idea per il momento.

Cavazzini.

 

Non siamo d’accordo con quanto detto dal Sindaco in una intervista sulla Gazzetta che riferisce che renderà “l’Oltretorrente più vivibile”. Nel nostro quartiere si vive già bene. Parlo a nome dell’associazione (MigrAzioni), crediamo che il dialogo tra migranti e italiani sia fondamentale però occorre utilizzare la stessa lingua per capirsi….ma molti migranti non capiscono l’italiano né lo parlano…. Allora proponiamo di istituire nel quartiere una scuola “civica”, gratuita per tutti i migranti senza chiedere documenti, sostenuta ed organizzata da noi qui presenti.

Nico.

 

Sono maestro di Yoga, ho convissuto per un anno con Alì (pachistano), Derià (kurdo) e Nico in Borgo Bernabei, per questo dico: “andiamo nei locali del quartiere, dimostriamo che insieme si può”.

Luca.

 

È facile parlare di rispetto per voi italiani, ma spesso il rispetto si scontra con il pregiudizio perché sei nero. Non lo capite fino a quando non ve lo diciamo. Quello che è diverso è ricchezza. Ognuno di noi deve portare una pietra per la costruzione di questo mondo.

Bamba (ragazzo Senegalese).

 

Propongo che questa nostra iniziativa non rimanga qui ma che esca…. Pensiamo ad esempio di occupare le piazzette che ci sono nel quartiere con banchetti o altro e coinvolgere le persone che vi abitano.

Angela

 

Anch’io avevo dei pregiudizi nei confronti degli africani e prima di accettare la presenza nella mia casa di una signora africana ho riflettuto un po’…Poi ho deciso di buttarmi in questa esperienza di convivenza che giorno per giorno abbiamo costruito insieme nelle piccole cose.

Annarita.

 

Moi également j’avais des prèjudices concernant les africains et avant d’accepter la présence d’une africaine chez moi à la maison, j’ai réflèchis un peu...Puis j’ai décidè de me lancer dans cette expèrience de convivence que jour après jour nous avons construis emsenble dans les plus petites choses.

Trad. Jean Jores.

 

Parma è una città nota per la sua eleganza, si predilige la bellezza. Nel 1997 hanno fatto un intervento su Piazzale Bertozzi e lo hanno reso più brutto. Poi è successo che lì si riunivano un gruppo di persone (slave) e il piazzale si è rianimato … bello o brutto dipende da come lo viviamo. Rendiamo noi i posti più belli con la nostra presenza. Viviamoli insieme i posti (le piazzette, i negozi etc); per questo vi propongo di organizzare feste per bambini ad esempio nelle piazzette o in alcune strade del quartiere perché i bambini di culture diverse possano imparare da noi a convivere civilmente.

Alesandro.

 

A Parma non c’è il razzismo ma tanta ignoranza. Noi migranti dobbiamo rispettare le leggi italiane e gli italiani. Ad esempio a me e successo che, appena arrivato nel quartiere, il tabaccaio non mi guardava neanche, quando entravo nel suo negozio, oggi invece è lui a chiamarmi, quando torno dal lavoro, per parlare con me. Va bene parlare ma cosa facciamo praticamente?

Laye (giornalista senegalese).


DOVE LA GENTE SI PARLA
"DOVE LA GENTE SI PARLA"

Ultimo aggiornamento (Lunedì 14 Dicembre 2009 02:39)